Reflexes - sculture di luce
Mostra diffusa di Helidon Xhixha, da San Quirico d’Orcia a Siena dal 24 luglio al 4 novembre 2021
L’arte contemporanea abbraccia il sito unesco della val d’orcia.
Reflexes – Sculture di luce: una mostra diffusa nel sud della provincia di Siena, nel Sito Unesco della Val d’Orcia, non si era mai vista prima. E celebrare la cinquantesima edizione di Forme nel Verde, una delle più longeve mostre di scultura all’aperto d’Italia, ideata da Mario Guidotti nel 1971, con gli acciai splendenti di Helidon Xhixha, diventa, nel mare ondulato delle sue colline, quell’epifania composita di fari luminosi come porti sicuri, ai quali approdare per una gioia estetica di riflessione, appunto! Il re-flettere poi, cioè il guardarsi indietro per restituire al presente una luce tutta nuova, è anche il rispetto che Xhixha dimostra per la storia dell’arte, dalla quale cava e modella monoliti, forme, sculture di luce, che si traducono in energia e potenza, ma anche in temi di estrema attualità, denunciando le problematiche ecologiche di enormi ghiacciai che si sciolgono e bottiglie che galleggiano.
Il culto della Natura, capace anche di difendersi da sola, oggi abbraccia e si nutre della luce dell’Artificio d’un artista universale, degno rappresentane di un piccolo Rinascimento, di un momento storico in cui è sempre più evidente, oggi come allora, che la vita può davvero risorgere con l’arte.
REFLEXES, Riflessi.
Riflettere… L’etimologia della parola viene da reflectere, cioè, volgere indietro, composto da RE-indietro e FLECTERE-piegare. In fisica la riflessione consiste nel rinviare, da parte di una superficie, un flusso di energia che la colpisce.
Volgersi indietro, volgersi alla Storia, al suo flusso d’energia, perché è la Storia che riflette il presente e il futuro.
Questo ha compreso nel suo straordinario lavoro Helidon Xhixha.
La materia è fatta di energia e le sculture di luce che ci propone per la cinquantesima edizione di Forme nel Verde sono Riflessi, sono gemme preziose, sono perle scintillanti incastonate nel verde intenso del giardino cinquecentesco, gli Horti Leonini, nel centro di San Quirico d’Orcia.
Cinque gioielli d’ariento appesi al collo di un cielo carico di storia, pendenti nel verde smeraldo dei lecci e del bosso, carezzati dalla mano della luce che liscia la superficie dell’acciaio, splendore di uno specchio magico capace di riflettere e moltiplicare la bellezza di una realtà seducente, vera o immaginata.
Le sculture di Xhixha.
Le sculture di Helidon Xhixha ti guardano; e tu guardi loro, nel mistico concetto dell’icona che splende d’oro nell’angolo delle case di Berat e restituiscono la luce del mare di Durazzo alla nostra velata penombra umana. La Luce divina, che viene dall’alto, scende lentamente lungo le superfici delle sculture di Xhixha, e riflette, c’illumina, modella le ondulazioni, scende fino a noi, terreni, che siamo costretti ad alzare lo sguardo verso il cielo, verso l’infinito, verso quella luce che ci accoglie e ci scalda.
Le monumentali sculture acquistano così un senso mistico duraturo che collega cielo e terra, sono segnali, pietre spirituali conficcate nell’ombra della terra per illuminarla. Lo fanno alla Cappella di Vitaleta, in dialogo con le preghiere indirizzate alla Madonna, che s’intrecciano con gli spicchi di Conoscenza per nutrire l’anima delle sue necessità. Lo ribadiscono nell’elemento mistico dell’acqua a Bagno Vignoni e lo celebrano tra i campi di grano in compagnia dei cenobiti cipressi lungo la Via Cassia.
Lo splendore dei marmi del Duomo di Siena, poi, abbraccia ed accoglie il loro figlio moderno perché anch’egli parla, come loro, di luce, come manifestazione del Divino.